“Non si può non comunicare”: questa frase dello psicologo Paul Watzlawick è quanto mai vera. Comunichiamo ogni giorno, con diversi mezzi e lo facciamo interagendo con gli altri. Imparare a procedere in maniera efficace nella propria comunicazione interpersonale è un obiettivo fondamentale. Per raggiungerlo, è necessario riflettere sui fattori che, di volta in volta, influenzano la qualità e la chiarezza dei processi sopra citati. Quali sono? Se si dovesse chiamare in causa l’elenco completo, ci vorrebbero pagine e pagine. Parliamo infatti di un numero molto alto di aspetto da considerare, tanti quante sono le sfaccettature della natura umana.
Per fornirti comunque delle indicazioni, nelle prossime righe di questo articolo ne abbiamo selezionati cinque.
Sindrome dell’impostore
La sindrome dell’impostore è la situazione di chi vive un forte disagio a causa del pensiero di aver raggiunto dei risultati in ambito soprattutto professionale non per via del proprio talento e dell’impegno profuso, ma per fattori come la fortuna o l’aiuto di qualcuno. Questo può portare, nel momento in cui si comunica, a farlo non nel migliore dei modi. Il motivo è molto semplice ed è legato al fatto di vivere una situazione di profonda sfiducia nelle proprie capacità che può portare, per esempio, a esprimersi in maniera incerta e a far passare l’idea di essere poco competenti.
Come si risolve? Imparando ad ammettere le proprie debolezze ed eventualmente iniziando un percorso di psicoterapia finalizzato a indagare i motivi per cui si vive male il pensiero di un possibile fallimento.
Segnali di aggressività o di chiusura da parte dell’interlocutore
Nel momento in cui ci si accorge che il proprio interlocutore manifesta segnali di chiusura o di aggressività – p.e. le braccia incrociate davanti al petto – si viene, per forza di cose, influenzati nel proprio modo di comunicare.
Ansia
Soffrire d’ansia può portare a comunicare con gli altri in maniera poco chiara o, addirittura, a mettere in primo piano dettagli inutili o riservati per la paura di conseguenze poco positive dal punto di vista personale e/o professionale.
Poca conoscenza del linguaggio del corpo
Conoscere poco o per nulla il linguaggio del corpo può portare, nel corso di una conversazione, a non controllare le proprie reazioni somatiche e a mandare all’interlocutore messaggi che sarebbe meglio tenere per sé. Qualche esempio? La mano che regge la testa è un segnale di noia o disinteresse. Lo stesso vale per la tendenza a cercare con lo sguardo oggetti fuori dal raggio visivo proprio e della persona con cui si sta parlando (p.e. l’orologio appeso alla parete).
Abbigliamento del proprio interlocutore
L’abito fa (eccome) il monaco! Parlare con un manager aziendale in giacca e cravatta e conversare con una persona che ricopre il medesimo ruolo ma che si presenta con un look informale influisce eccome sul modo in cui si comunica.
Come già detto, si tratta solo di alcuni dei fattori che possono influire il modo in cui ci interfacciamo con gli altri. Risolvere le problematiche ad esse legati e imparare a comunicare meglio è il desiderio di tutti. Ci si può far aiutare da esperti oppure documentarsi personalmente su risorse di qualità. Anche in base alle guide che trovi online, alcune di queste molto valide e scritte da portali come Efficacemente.com, è possibile capire come sia possibile migliorare le relazioni con gli altri e vivere più in serenità nei confronti del prossimo seguendo i migliori consigli ogni giorno.
Fondamentale è poi il banco di prova pratico. La comunicazione assertiva – ossia quella tipica delle persone che fanno valere le proprie ragioni senza mai mettere in secondo piano il rispetto per gli altri – è infatti questione non solo di doti personali, ma anche, esattamente come nel caso dei muscoli fisici, di esercizio.